D'ALFONSO, MARILOTTI, MANCA, ROJC, CASTALDI, FEDELI, LAUS - Ai Ministri dello sviluppo economico e del lavoro e delle politiche sociali
Premesso che:
lo stabilimento della Sevel di Atessa (Chieti), appartenente al gruppo Stellantis, è il più grande d'Europa per quanto riguarda la produzione di veicoli commerciali leggeri e vi si assembla peraltro il furgone Ducato, che è il mezzo più venduto nel continente;
lo stabilimento riveste un'importanza strategica non solo regionale con i suoi circa 6.500 dipendenti di cui oltre 5.670 assunti direttamente e circa 700 operai con un contratto di somministrazione;
vi è preoccupazione per la crisi di approvvigionamento dei semiconduttori che sta determinando criticità negli stabilimenti, ma anche consapevolezza che urga un maggiore confronto sui futuri piani industriali e che vi sia la necessità di individuare con precisione una missione produttiva che garantisca l'occupazione e definisca attività più precise;
considerato che:
la situazione di difficoltà dello stabilimento della Sevel si inserisce purtroppo in un più generale contesto di allarme per le attuali prospettive lavorative nella regione Abruzzo, dove le risorse a disposizione sono insufficienti e vi sono molte vertenze aperte;
al di là del problema contingente, vi è una più ampia questione di grave carenza di infrastrutture per sopperire alla quale sarebbero necessari investimenti strategici, attingendo a fondi europei,
si chiede di sapere:
quali iniziative i Ministri in indirizzo intendano assumere per scongiurare la delocalizzazione delle grandi imprese e, nello specifico, per evitare il declassamento o la chiusura dello stabilimento della Sevel di Atessa;
quali iniziative intendano assumere per la stabilizzazione dei circa 700 lavoratori e lavoratrici con contratto di somministrazione, che hanno garantito un essenziale contributo professionale per il raggiungimento dei risultati conseguiti dallo stabilimento.
il gruppo AMI, Acque minerali d'Italia, leader nella produzione e nella distribuzione di acque minerali, include marchi prestigiosi e storici quali Norda, Fabia, Sangemini e Gaudianello e annovera, sul territorio nazionale, numerosi stabilimenti, tra cui Primaluna (Lecco) che occupa circa 50 lavoratori, Bedonia e Tarsogno (Parma) dove lavorano circa 20 dipendenti per ciascuno stabilimento, Valli del Pasubio (Vicenza), dove sono occupati circa 30 addetti, San Gemini e Acquasparta (Terni) presso i quali sono impiegate 86 persone e Monticchio (Potenza), con circa 92 lavoratori;
la Sangemini acque S.p.A., con stabilimenti a San Gemini e Acquasparta, fu rilevata dal gruppo AMI a seguito di concordato fallimentare e include 5 noti marchi: Sangemini, Amerino, Fabia, Grazia e Aura;
con l'accordo del 16 novembre 2018, siglato presso la Regione Umbria, tra le organizzazioni sindacali, la proprietà e la rappresentanza sindacale unitaria dello stabilimento di San Gemini, la società AMI si impegnava a compiere importanti investimenti stimati: nell'anno 2018-2019 per circa 9,6 milioni; per l'anno 2020 per circa 8,4 milioni di euro e per l'anno 2021 per circa un milione di euro;
in data 1° aprile 2021, presso il Ministero dello sviluppo economico si è tenuto un incontro riguardante il gruppo Acque minerali d'Italia, al quale hanno partecipato rappresentanti del Ministero, delle Regioni interessate, nonché CGIL, CISL, UILA, FAI-CISL, FLAI, nazionali e territoriali, unitamente alle rispettive rappresentanze sindacali unitarie;
in questa ultima riunione, i sindacati avevano proposto di individuare un percorso concordato, per gestire unitariamente i prossimi passi per arrivare all'omologa del piano concordatario, da definire in un accordo quadro, con la partecipazione delle istituzioni, ma tale richiesta sembrerebbe essere stata disattesa;
la procedura di concordato preventivo con continuità aziendale diretta, al contrario, prevede attualmente un piano di rientro non in linea con gli impegni presi dalla proprietà con le parti sociali, visto che avrebbe dovuto garantire la normale operatività degli stabilimenti; tuttavia non permette il necessario rinnovamento tecnologico ed efficientamento delle infrastrutture produttive, non prevede il necessario potenziamento delle strutture commerciali locali per riconquistare le quote di mercato perse durante gli ultimi anni di crisi e riduce in modo estremamente preoccupante il livello occupazionale locale;
il piano di rientro, attualmente depositato al Tribunale di Milano, prende in considerazione solo il soddisfacimento della situazione debitoria della società AMI S.p.A., ma non sembrerebbe essere in grado di garantire la rinascita di quelle attività produttive che rappresentano il motore principale per la ripresa economica di tutto il territorio e per la sopravvivenza di un marchio storico rappresentativo della comunità locale stessa;
il piano aziendale dovrebbe invece rappresentare un punto di partenza di un percorso complesso di rilancio, che non può ridursi solo ad una riorganizzazione del lavoro, ma deve necessariamente passare anche attraverso un riposizionamento commerciale,
se si intenda procedere ad un'urgente riconvocazione del tavolo di crisi Sangemini presso la struttura di crisi di impresa con tutte le parti interessate, prima dell'omologa del concordato stesso prevista attualmente per il 28 febbraio 2022, in modo da concretizzare un intervento di salvataggio;
quali iniziative di propria competenza i Ministri in indirizzo intendano adottare al fine di favorire una ripresa del settore e scongiurare uno stato di crisi socio-economica, che rischia di diventare irreversibile per le comunità locali, già colpite dalla crisi pandemica ancora in corso.